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Clap! Clap!, “Liquid Portraits”: dancefloor in viaggio

By giugno 26, 2020 No Comments

Clap! Clap! Applausi. Quelli che merita l’elettronica di Cristiano Crisci. Il producer italiano, che è giunto al terzo lavoro con questo progetto, ha allargato i confini della musica sintetica, abbracciando i suoni e le tradizioni lontane dalla propria, creando un ponte tra l’Occidente e il resto del globo, prendendo e rimescolando sonorità dall’Oriente, dall’Africa, dal Sudamerica, da isole lontane. Ha dato nuova forma alla World Music o semplicemente ha creato un nuovo mondo, fatto apposta per la sua musica.

Con Clap!Clap! ogni album è un po’ come viaggiare. Ti porta per mano in luoghi sconosciuti e pieni di fascino. Ad ogni arrivo è un po’ come se ci fosse una festa ad accoglierti. Non te ne vorresti andare ma ti aspetta un altro luogo da vivere appieno. Caos tribale o dolci melodie immerse in una lingua che non conosci. Clap Clap è questo ed altro.

Liquid Portraits è il lavoro che accompagna questo inizio d’estate, con 12 tracce fresche, positive, che meritano di essere amplificate per bene, viste le innumerevoli sovraincisioni di cui è caratterizzato. O lo ascoltate in cuffia o lo pompate per bene.

Il lavoro trasuda di vita, di gente per le strade, grazie anche alle innumerevoli voci di fondo registrate in giro per il mondo, più precisamente durante la rotta che ha visto Crisci partire dal Sud Italia ed arrivare al Giappone, passando per il Marocco.

Se Desert Stone ci accoglie delicatamente tra i suoni della natura, al ritmo di mistiche campane, Liquid Mantra ci fa addentrare in un dancefloor in mezzo alla giungla, dove lo scenario è continuamente umido e bagnato. Il successivo step, Hokkaido’s Farewell Portrait, ha un’atmosfera ancora più primitiva, quasi tribale, che però rimanda all’estremo Oriente.

Un passo ancora in avanti e il riconoscibilissimo percuotere di un tamburo del sud Italia ci introduce al possente dub di Southern Dub, visionario come il successivo Kif The Rif, dove nuovamente strumenti tradizionali ed elettronica si mescolano, dando vita a danze di una terra lontana. Anche Mandragora fonda la sua struttura sul riff di misteriosi strumenti a corda, mentre i beat non lasciano fiato alcuno all’ascoltatore.

In questo crescendo di ritmi e intensità Moving On riapre il discorso riportandolo dritto dritto all’Africa, al Clap! Clap! che forse conoscevamo meglio, quello di Tayi Bebba, l’album del 2014. Martha Da’ro è il valore in più di un pezzo irresistibile già di per sé.

Rising Fire, rallenta un po’ il passo finora veloce ed elettrizzante, non lasciando il segno, e la successiva Quietude mescola jazz e caos percussivo, rialzando l’asticella della qualità e preparandoci al gran finale.

Un’altra boccata d’ossigeno e adesso è il momento di lasciare la pista per lasciarsi andare all’ipnosi di Tostoini. L’atmosfera è adesso più contemplativa e si avvicina la fine del viaggio. Blue Flower ci accompagna per altri minuti con gli ultimi beat che piano piano si affievoliscono, dando spazio a suoni più rassicuranti.

Liquid Portraits chiude l’album con due minuti densissimi che contengono dub, un contrabbasso che spicca su tutto, sonorità jazz e soul. Si ha l’impressione di ritornare di nuovo fuori in mezzo alla gente che brulica di vita e vorresti che non finisse mai.

L’ascolto di Clap! Clap! è consigliato, anche solo perché è in grado di confezionare della musica che materialmente ti porta altrove. Dove non sei mai stato.

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