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COMA COSE. Live ai Candelai Palermo.

By marzo 16, 2018 No Comments

Se dovessi incontrarli per strada all’apparenza potrei scambiare lui per un boscaiolo anni ‘80, lei per una cosplayer di Eleven dalla serie tv Stranger Things: in realtà non sono altro che due giovani ragazzi che dopo quattro chiacchiere al negozio in cui lavoravano, da un anno hanno trovato l’alchimia perfetta nel fare ciò che adesso li unisce. Stiamo parlando di Fausto Lama e Francesca California, meglio conosciuti come i “Coma Cose”. Sono stati ospiti ai Candelai di Palermo il 10 Marzo ed abbiamo avuto anche il piacere di intervistarli. Umili, simpatici, disponibili e aperti al dialogo. La loro è veramente una bella storia, in particolare quella di Fausto che dopo esser stato già nell’industria musicale è riuscito a risalire alla grande con questo nuovo progetto. Nonostante fossero una decina i brani effettivi, il gruppo ha avuto la capacità di reggere un’ora di palco, presentando oltre l’intero repertorio anche una cover dei Prozac+ in acustico e alcuni bis richiesti con foga dal pubblico. Sono riusciti a creare un clima intimo e confidenziale, come se sopra il palco ci fossero due amici di sempre che, quasi in imbarazzo davanti a te, sono finalmente arrivati al successo meritato. Non è semplice spiegare la loro unicità: da un lato la profonda ed incisiva penna di Fausto accompagnata da un flow riesce a farti commuovere e gasare allo stesso tempo, dall’altro il canto delicato di California che dopo qualche secondo si trasforma in un rap degno delle migliori street-jam di freestyle. I due formano un mix perfetto capace di creare un sound sempre fresco, nonché la loro filosofia di musica. È veramente infinita la lista degli elementi che ci spingono a pensare di essere davanti ad un duo che sentiremo nominare moltissime volte nei prossimi anni.

 

Ciao California, ciao Fausto! È la prima volta che venite a Palermo?

C: Sì sì, primissima volta per me.

F: Io no, sono già stato a Palermo per un videoclip del mio progetto precedente: Edipo. Sono stato qua vicino a girare delle clip nella zona di Sferracavallo-Capaci. È stata veramente una bella esperienza ed abbiamo anche colto l’occasione per visitare la città.


Beh, allora è necessario chiedervi da cosa nasce il riferimento alla Vucciria

F: Voi non sapete ma, ahimè, la globalizzazione avanza! A Milano è arrivata una catena che si chiama “Vucciria” e vende tutte le cose tipiche siciliane, come gli arancini…

ArancinE!
*ridono*


Palermo vi accoglie già da vincitori: campioni di ascolti su Spotify e la cover della playlist “Indie Italia”, la nomina di “duo rivelazione” dell’anno, le esibizioni nei palchi più importanti d’Italia come quello del Miami Festival e l’apertura dei Phoenix a Parigi. Quale dei traguardi che ho citato (o altri) vi ha fatto capire quanto il lavoro di due anni abbia portato i primi frutti?

C: L’apertura dei Phoenix molto probabilmente, anche perché si tratta di un gruppo storico, non ce l’aspettavamo proprio.
F: Concordo anch’io, è arrivata tra capo e collo. Dopo un solo anno di lavoro speravamo di riuscire a mettere in piedi qualcosa che ci facesse fare concerti, poi essere chiamati addirittura fuori dal proprio paese ed involarci in quel di Parigi…


Guardando con una panoramica il vostro percorso musicale possiamo notare un costante allontanamento dal “rap nudo e crudo”, come magari può essere considerata Golgota. Una domanda per Fausto: quanto ti ha influenzato Edipo e l’esperienza in Giadamesi?

F: Tantissimo, l’esperienza è iniziata in Giadamesi che poi è diventata Giadamesi-Universal con il disco “Preistoria”, poi sono finito in quei calderoni di limbo: un artista piccolo non abbastanza interessante per la major perché non dà abbastanza frutti e senza sinergie per spingerlo. Inoltre Giadamesi, in quel momento, devo ammettere che non è stata neanche in grado di imporsi. Quindi mi son trovato tra due realtà: una troppo piccola, una troppo grande, e alla fine Edipo si è arenato. Io ero stanco, disilluso, non sapevo neanche che volevo fare, se continuare o meno. Ho iniziato a fare i primi provini di un ipotetico disco di Edipo ma già sapevo che volevo cambiare nome, che volevo voltare pagina. E poi è arrivata lei, abbiamo detto “facciamolo in due”. È stato naturale, all’inizio lei mi dava una mano sui ritornelli, pensavo che mi sarebbe piaciuto avere una presenza femminile in questo ipotetico disco, magari non così paritaria. Erano delle bozze, dei provini, ci siamo guardati e.. “Perchè provini? Perché bozze? Teniamole queste voci, spaccano!”. Da lì abbiamo preso coscienza. Il rap adesso è rimasto un po’ indietro e sta tornando la parte di scrittura più cantautorale, tant’è che adesso la parte rap la sta facendo parecchio lei ed io mi diverto di più. I primi due pezzi erano di sfogo, di rabbia. Volevo mettere un punto, ma era anche uno sfizio per fare ogni tanto del rap come si deve… due rime le so ancora scrivere. Il messaggio era “okay raga, noi ci siamo e sappiamo fare questo. Questo colore lo lasciamo qui e chissà, magari un giorno lo andremo a riprendere.” Può servire anche come chiave di lettura per i brani più leggeri, una volta che si hanno tutti i colori sopra il tavolo si capiscono meglio tutte le sfumature del progetto. 


Ascoltando i vostri brani ho voluto dedicare particolare attenzione al titolo “Anima Lattina”. Avete raddoppiato la “T” dal titolo di Battisti ed è bastato per riassumere la critica principale dei vostri testi. Tutto collegato anche alla vostra città, Milano e la sua velocità, per arrivare a parlare dell’importanza che  la società dà alla tendenza, al fittizio, al monouso e all’usa e getta. Era questo il vostro intento?

F: Nasce sicuramente come gioco di parole, ci piaceva l’immagine perché appunto si ci ritrova spesso: la sera, alle 3 di notte, quando è tutto chiuso, e con una lattina in mano fai quattro chiacchiere. Questa era un po’ l’idea da cui è nato il trip.

C: Si però ci può anche stare, essendo la lattina un oggetto molto cheap, di materiale riciclabile, si può anche allargare alla tua sfumatura, perché no. Veramente un bel viaggio, ci sta.


Ricollegandoci ad Anima Lattina, ricordate spesso con citazioni colonne portanti della storia del cantautorato italiano, vedi De Gregori o Battisti. Quale tra i tanti preferite e di quale pensate potreste essere definiti i successori?

C: Come successori credo nessuno… Il mio preferito è Guccini, proprio come spirito. Non l’abbiamo mai citato ma musicalmente, come artisti e come testi, ci avviciniamo molto a lui.

F: Mi avevano fatto una domanda simile tempo fa “con quali pilastri del passato ti piacerebbe collaborare?”. Io non sapevo rispondere, sono tutti mostri sacri, non vorrei neanche uscirci a cena perché poi vedi che è una persona normale e la magia scompare, fatemi sognare almeno in queste cose.
C: Poi magari scopri che è uno stronzo e cade un mito.


“Post Concerto”, basandoci su ciò che avete scritto sui social, è un brano dedicato ai vostri fan… nonostante i successi degli artisti arrivino per merito del loro supporto, moltissimi si lamentano dei feedback che ricevono. State già vivendo ciò? Cosa ne pensate della vostra fanbase?

F: Ma assolutamente sì, abbiamo i fan più fighi di tutti. È il tipo di musica che influenza gli ascoltatori: la trap per esempio, che porta in sé leggerezza, è insalvabile. Non arrabbiarti  se il fan ti dice che la canzone è stupida, nasce per essere tale. Dall’altro lato, invece, c’è chi fa solo canzoni d’amore: se fai cinquanta brani tutti uguali è normale che il pubblico si ribelli. Noi ci sbattiamo tantissimo, facciamo tutte canzoni diverse, ci mettiamo tanta energia, in una canzone ci sono tre brani a sua volta e non a caso il pubblico ci rispetta e ci sta premiando. Quindi consiglierei a chi si lamenta dei propri fan di sbattersi di più.


La produzione dei Mamakass stende un meraviglioso tappeto musicale dove poter liberare i vostri sentimenti attraverso le barre ed il canto. Un lavoro controcorrente rispetto ciò che in questo periodo scala le classifiche: artisti che basano la loro musica sulla produzione affiancando contenuti miseri. Se vi proponessero una collaborazione simile accettereste?

C: Non credo ci siano in programma collaborazioni, ma non per mancanza di stima verso gli artisti; ce ne sono tanti bravi che ammiriamo in questo momento come Cosmo, Giorgio Poi, Calcutta.

F: In questo momento preferiamo consolidare il nostro gruppo, già siamo due teste da mettere insieme, coinvolgere una terza persona significherebbe perdere l’equilibrio, non sapremo cosa fare prima. Per tornare al succo della domanda, dipende molto da chi abbiamo di fronte: artisti senza contenuti.. beh bisognerebbe fare i nomi *ride*
C: Tra i dieci più famosi, per esempio, ne apprezziamo la metà, ma il contenuto è fondamentale. Poi magari dal vivo sono tutt’altro diversi da ciò che recitano nelle canzoni e magari può nascere una bella amicizia, ma collaborare musicalmente è diverso. Si possono fare tante altre cose insieme.


Cosa possiamo aspettarci dal futuro del duo?

C: Uscirà un’altra canzone tra un paio di mesi, ancora una volta diversa da ciò che avete ascoltato fino ad adesso. Poi ci metteremo a lavorare al disco durante l’estate e l’autunno per poi pubblicarlo nei primi mesi del 2019.
F: Molto probabilmente d’inverno uscirà qualcosa che lo anticiperà. Il nuovo pezzo  metterà un punto, chiuderà la prima annata. Il messaggio che vogliamo dare è che non faremo uscire un disco con tutte le canzoni già pubblicate perché sarebbe una compilation. Bello il percorso, onore al fan che vuole supportare acquistando un cd o un vinile, ma brani del genere non possono convivere nello stesso disco. Quando metteremo giù la penna per pensare al disco sarà un lavoro dedicato pienamente a quel viaggio.

Gallery della serata a cura di Lenny

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