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La forza della gente comune dietro un paio di occhiali rossi: un ricordo di Ivan Graziani

By luglio 2, 2020 No Comments

Ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Ivan Graziani nei primi anni Novanta. Era il tour di “Cicli e Tricicli”, disco trainato dal non fortunatissimo singolo “Kryptonite”. Ricordo in maniera nitida il sound check, il chiodo indossato anche sotto il sole estivo del primo pomeriggio, da vero rocker, e il disappunto nei confronti di chi timidamente cercava di rubare una foto durante le prove, facendo trapelare una scaramanzia tipica di chi si appresta a calcare un palcoscenico. Ma più di ogni cosa, ricordo le storie.

Oltre ad essere autore e musicista dal talento unico, Graziani è stato soprattutto un grande narratore. Sullo sfondo di un giro blues o di in un arpeggio di chitarra, il cantautore abruzzese ha dipinto frammenti di vita quotidiana affidandosi spesso all’universo femminile: Paolina “a casa la sera, dopo il lavoro, due uova dentro al piatto, la televisione che fa chiasso”; Dada che “aveva un dono grande, quello di saper parlare e a convincere la gente nessuno la batteva”; Marta e i suoi capelli “fermi come il lago” e ancora Federica che “ha quidici anni”, anche se una donna è.

Non cantava gli ultimi, cantava la difficoltà di vivere il quotidiano, nel lavoro (“Hey, padre eterno che stai nei grattacieli, restaci”), nella famiglia (“o sorellina sorellina mia, la tua innocenza era una bugia”) , nelle relazioni (“che posso fare, tu che puoi fare, se navighiamo in senso inverso in mezzo al mare”). Spesso dava vita a dei quadretti grotteschi, come quando in “Gabriele D’Annunzio” schernisce il personaggio vittima della propria ossessione per il sesso, ma dietro i quali aleggia sempre l’ombra della compassione.

Questa duplice chiave di lettura torna frequentemente nella sua discografia. Ai toni spensierati, spesso si accompagnano spunti di riflessione sociale in una sorta di rivisitazione cantautorale di quello che Pirandello chiamava “sentimento del contrario”. In fondo, con quei suoi grandi occhiali rossi, forse era lui stesso il primo a non volersi prendere troppo sul serio.

Ma dietro quella aria da finto clown prestato al rock’n’roll, si nascondeva uno dei cantautori più importanti della storia della musica italiana, scomparso troppo presto e mai ricordato abbastanza. Chiamatela, se volete, una svista. Ma sarebbe ora di avere un occhio di riguardo per questo incredibile musicista.

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