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Obongjayar: “Which Way is Forward?” (September Recordings, 2020)

By aprile 20, 2020 No Comments

Chi è Obongjayar? Risposta breve: un artista che va tenuto d’occhio. Risposta lunga: un artista che va tenuto d’occhio per i motivi che sto per illustrarvi.

Steven Umoh, che canta sul palco con il nome di Obongjayar, è un musicista di origini nigeriane che vive a Londra. Il suo ultimo ep, “Which Way is Forward“, è un disco potente, che mescola elementi di afrobeat a un soul dalla texture elettronica. Le tracce sono 7 e ci vogliono poco più di 20 minuti per ascoltarle tutte, ma sanno lasciare il segno, grazie alla voce autentica di Steven, che viene modulata e utilizzata come uno strumento in grado di interpretare le note e i sentimenti.

Sa essere ruvida e priva di fronzoli ma, al tempo stesso, incredibilmente accattivante.

A oggi non ha ancora pubblicato qualcosa che vada oltre l’ep. Ha all’attivo diverse collaborazioni ed è innegabile che abbia seguito, dagli esordi, un ottimo percorso di crescita, che l’ha portato a valorizzare meglio il suo potenziale.

Cresciuto in Nigeria, è sempre stato affascinato dall’hip-hop made in Usa e si divertiva a rappare sui gospel della chiesa frequentata dalla nonna. Avrebbe voluto essere un rapper a tutti gli effetti ma, dopo il trasferimento nel Regno Unito, si è reso conto di non avere affatto un accento a stelle e strisce. Questo, per fortuna, non gli ha fatto gettare la spugna. Ha continuato a seguire il suo sogno, ma con una importante svolta: sarebbe diventato un cantate, non un rapper.

Anche Obongjayar rientra in quella categoria di artisti che non è possibile racchiudere sotto etichette troppo precise. La sua musica racchiude elementi di afrobeat e spoken word e qualcuno lo definisce un cantante soul, il che non è per nulla errato. Basta leggere i suoi testi per rendersene conto, tendendo l’orecchio al modo in cui canta: “Some days feel like everything is going wrong / I’ve got to be strong (got to be strong)”, si sente in “Still Sun“.

“I know who I am/This is not the end” (“Still Sun”)

I testi scavano a fondo alla ricerca del senso dell’esistenza. Partono dal passato e da quello che è stato, per arrivare a un presente che rappresenta una sfida. “I’ve been running round the globe/ Across the sea, just to see/That is nothin’ here for me (here for me)”, è la constatazione di Obongjayar in “Soldier Ant“, che non va però intesa come una resa incondizionata. La società fa una costante divisione sulla base del colore della pelle, ma non bisogna accettare passivamente quella divisione: “Keep your head up, press your weight against the winds that try to throw you” è l’invito di “God’s Own Children“, un brano dal ritmo ipnotico.

La riflessione sull’identità si allarga, abbracciando quella sulla modernità incalzante, un mondo che non fa sconti e non aspetta nessuno: “Everything is burning, look around you/ You better run/ Run for your life”, è l’invito di “10K“. Le esperienze di vita di Obongjayar diventano musica e parole, sostengono le tracce e si stratificano. Invitano alla riflessione e trovano forza nelle chitarre, nei sintetizzatori e nelle percussioni. C’è qualcosa di primordiale nel suono e nella voce, rappresentato dalle gambe della copertina, che corrono con i piedi nudi.

Il pensiero di Obongjayar è sensibile. Rassicurante, come in “Frens“: “Can’t always be giants, we all break sometimes/Just let me be there for you, I’ll always be there for you”. C’è, nelle composizioni di questo artista, il confortante retaggio di Fela Kuti, immancabile in lavori di questo tipo.

Obongjayar, che nel titolo del suo ep si chiede “Which Way is Forward?“, la sua strada se la sta creando. Ne butta già un pezzo dopo l’altro, mette a frutto le sue abilità così come si sistemano solide fondamenta.

È un processo in divenire, lo suggerisce proprio quella sua domanda: come ogni work in progress non ha ancora trovato la sua forma definitiva. Bisognerà aspettare un disco completo per sapere quale sia quella forma ma, al momento, questo giovane artista ha compiuto passi da gigante. Ha dalla sua un bel po’ di vantaggio. Staremo a vedere.

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