Claudio Coccoluto è stato il più grande DJ italiano di sempre. Con due borse di vinili sotto braccio, misurati all’infinito, Coccoluto riusciva a mettere in scena un Satyricon, un viaggio, un percorso, un racconto, un volo, un set di Coccoluto era una pagina di Hemingway, reale e concreto, un appartamento con vista su un sole notturno, ti dava l’idea di sapere dove non siamo stati, ti faceva credere che la bellezza non fosse mai morta, ti faceva ballare come fosse l’unica cosa possibile da fare. Coccoluto è stato, se non l’unico, sicuramente il DJ che più di tutti ha rappresentato trasversalmente la grandeur del clubbing italiano, ha attraversato gli ultimi decenni stagliandosi come un punto di riferimento assoluto, eppure è sempre stato disponibile, garbato, gentile.
Nunzio Borino, ricordando Coccoluto, ha scritto in un post su Facebook che perdere Claudio Coccoluto è stato “come avere perso un padre per la seconda volta”: è la notte, il clubbing, la discoteca italiana, che ha perso il padre con la scomparsa di Coccoluto e da padre si è comportato Claudio con il suo impegno degli ultimi mesi, profuso nel cercare di compattare e dare voce e forza ad un mondo frammentato, lacerato, devastato, che è quello dei party italiani ad oggi, in mezzo a questa maledetta pandemia.
Claudio Coccoluto è stato una pagina di cultura italiana, una pagina che parla di tutti i DJ, gli avventori e i club, un modo di fare feste che era artisticamente integro e che deve continuare a rappresentare un’ispirazione per tutti.
Ballare è un atto di resistenza, non ci piegheremo mai al silenzio. Ciao Claudio.