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Nightclubbing #8 – Country Disco Club, Voyage au bout de la nuit

By maggio 30, 2020 No Comments

“Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato, è un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non si sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi, è dall’altra parte della vita”

Voyage au bout de la nuit di Louis-Ferdinand Céline

Il Country Disco Club è una cerniera che stringe due Palermo nuove. Una bussola fra i vialetti liberty di Mondello, della Favorita, il parco dei re che mai furono veramente re, e i palazzoni dell’espansione nord della città, San Lorenzo, Colli, Pallavicino, quartieri cristallizzati tra una realtà cittadina lontanissima, con gli occhi neri, la bocca da baciare, quel sapor mediorientale, e quell’aurea ottantina, figlia bastarda dei palazzinari degli anni Settanta, cemento armato e noncuranza.

E poi, alle spalle del Country, lo ZEN, il quartiere famigerato, quello che viene accostato agli altri quartieri considerati limite nel paese, Scampia, Quarto Oggiaro, San Basilio, Tor Bella Monaca, luoghi che sono un po’ come Proust e come la Bibbia, tutto li citano, tutti ne parlano, senza poi conoscerli davvero. Palermo è stata una città di grandi discoteche, sono crollate tutte, ognuna col suo viaggio, ognuna diversa, ogni discoteca si è persa dentro i fatti suoi. Oggi abbiamo le Due Torri, le due sorelle: in centro storico c’è il club, I Candelai, e sulla costa, senza guardare il mare ma percependolo, la discoteca, il Country Disco Club.

Su un vialone assolato, bruciato dal sale del mare, screpolato dal sole d’inverno, rovente e mai domo d’estate, azzurro e rosa, si alza un muretto, sul quale un’insegna luminosa e moderna vive di una luce diafana, e poi un cancelletto verde, pitturato di fresco sempre, si apre su un vialetto stretto, dritto e lungo, una striscia dorata che arriva ad un capannello, alla cui sinistra qualche pannello di legno bianco separa due pentagrammi modulari.

Il Country è, infatti, una discoteca modulare, polivalente, può aprirsi ed innalzare un imeneo a Priapo, e può richiudersi in un pugno intimo, la sua forza è la sua versatilità, la consolle può stare alle due estremità della sala o al centro. La sala consta di due moduli, circondati da corridoi verdi e freschi, verniciati di bianco, umidi di prati all’inglese estemporanei. Al chiuso d’inverno, all’aperto d’estate, ogni stagione è buona per il Country. Se fosse un monumento sarebbe la Fontana della Barcaccia di Pietro e Gian Lorenzo Bernini in piazza di Spagna ai piedi di Trinità dei Monti, marmo bianco abbracciato ad altro marmo bianco.

Alla guida di questa barcaccia ci sono Roberto Bianconi, Vicio Di Fresco ed Armando Udine. Vicio racconta: “Non ero uno studente modello, ho fatto il Classico. Vengo da una famiglia di cinematografari, impegnata, inoltre, in vari settori dello spettacolo e dell’intrattenimento. Già da adolescente amavo la discoteca, il mio locale di riferimento era il vecchio Paramatta (storica discoteca cittadina). Ho cominciato, come tanti, vendendo prevendite, poi mi sono messo a piazzare tavoli e c’ho preso veramente gusto, così mi sono accostato a realtà sempre più grandi e articolate. I miei tavoli alle serate erano sempre quelli dei giovani più chiassosi. Il salto al professionismo è stato naturale. Il mestiere dell’intrattenimento è una vocazione ed un affare di famiglia. Nel 2009 ho cominciato ad occuparmi di pubbliche relazioni, accoglienza e ospitalità degli artisti per Unlocked (forse la più radicata e grande realtà organizzativa nell’intrattenimento del sud Italia). Una stagione felice, che è durata fino al 2013 quando, insieme ad Armando, ho aperto un’agenzia di comunicazione, che collabora, parallelamente al nostro lavoro al Country, con una grande realtà napoletana. Con Unlocked la mia strada aveva incrociato numerose volte quella del Country, alla cui guida c’era già Roberto, ad un certo punto si è palesata l’opportunità di prendermi cura del locale e con Armando non ce la siamo fatta scappare!”.

Vicio Di Fresco ha visto tante cose, conosce tante cose, sa dosare le parole, sa accarezzare il proprio interlocutore fino a sedurlo, mi parla dalla sua elegante casa palermitana, dalla cui terrazza domina il panorama del golfo di Palermo.

Roberto Bianconi è una di quelle persone irrimediabilmente affabili e positive, sempre di fretta, sempre affaccendato, la barba di due giorni, gli occhi placidi, il sorriso sincero, un cuore che batte forte, ogni tanto lo vedo spuntare sotto consolle a Party Nudo e mi pare di poter affermare che sia uno dei pochi addetti ai lavori che si diverta genuinamente ad ascoltare musica dentro un club. “Ho cominciato – racconta – con i service a cavallo tra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta, ancora frequentavo le scuole superiori, amavo e amo tantissimo la musica. Col mio socio avevamo adattato l’impianto di casa, casse, mixer e giradischi, a service per le feste in casa, che all’epoca andavano per la maggiore. C’eravamo fatti un bel giro, avevamo voglia di fare, di mangiarci il mondo. Da questa cosa si sviluppò un vero e proprio business, che andò avanti lungamente negli anni ’90, dove vincemmo commesse importanti per eventi abbastanza grandi in città”.

Dopo mille avventure, mille incontri, Roberto diventa un nome affermato e stimato nell’ambiente dei tecnici per gli spettacoli a Palermo: “Si palesò l’opportunità di occuparmi del Country. Andai, mi presentai e feci una buona impressione. Ebbi delle ottime referenze e così cominciai a lavorare al locale. Dopo qualche anno subentrarono anche Vicio ed Armando e, ad oggi, continuiamo con lo stesso entusiasmo del primo giorno la nostra avventura!” spiega Roberto.

Musica e altri rimedi, amabili resti compongono la storia del Country: “Abbiamo visto tante feste bellissime – spiega Vicio -. Ricordo con piacere la stagione del Notorious, era un periodo di feste commerciali faraoniche. Più recentemente, non posso non menzionare tra i party migliori passati al locale, la Noche de Travesura, che ha alzato il livello del party reggaeton a qualcosa di mai visto prima, qualcosa che non esiste altrove a livello europeo, e TNOS (The Night of Sicily) un bellissimo contenitore col quale collaboriamo continuativamente e che ha portato a Palermo artisti di livello internazionale. Per non parlare di tutte quelle feste organizzate da persone che considero fratelli come FlyngUp, F.A.W.A. e DiscoSlice.

Personalmente amo molto quei party che propongono una house morbida, newyorkese. Un’evoluzione che è maturata in me dall’ascolto di house masters come Dimitri From Paris, Frankie Knuckles, o più sperimentali, come Hercules & The Love Affair. Considera che all’inizio amavo molto la techno dura e cruda. Una delle serate più belle che ricordo è stata quella in cui, per Unlocked, mi sono occupato dell’accoglienza di Sven Väth, stando poi dietro consolle con lui al Kals’Art. Memorabile anche Nic Fanciulli. Amo coltivare questo tipo di pubbliche relazioni, mi dà modo di scoprire la persona dietro il personaggio ed è un aspetto del mio lavoro che non ho abbandonato da quando mi occupo del locale. Da chi passa al Country pretendiamo il 100% e noi tanto diamo a livello di accoglienza, professionalità. Non posso non sottolineare l’importanza della squadra che muove ogni sera il locale, dalla sicurezza ai barman, i camerieri, fino a chi si occupa delle pulizie. Senza loro tutto quello che si vede ogni sera non esisterebbe”.

Il Country è quel posto che riesce a proporre un cartellone annuale in cui si trovano nomi come Purple Disco Machine, Mousse T., Emmanuelle, Nu Guinea: “Una cosa di cui sono molto fiero – spiega Vicio – è che il locale è stato l’ultimo posto in cui hanno suonato Dimitri Vegas & Like Mike prima di abbandonare il clubbing per dedicarsi solo ai festival e comunque a dimensioni più grandi della discoteca. Una delle serate in cui mi sono divertito di più è stata sicuramente quella con Andrea Oliva, che mi sono regalato per un mio compleanno. Poi devo dire che ho un debole per quei nomi storici che hanno fatto il clubbing italiano, mi diverto sempre tanto con Claudio Coccoluto, Tommy Vee, Federico Scavo. E quando ti trovi ad ospitare gente come Louie Vega o Erick Morillo, che puoi volere di più dal tuo lavoro?”

Vincitore del 2Night Award – Vanity Disco per due anni consecutivi, nel 2011 e 2012, e del titolo di Miglior Winter DiscoClub ai Dance Music Awards 2017, il Country è un monumento vivente del clubbing nazionale. “Penso – racconta Roberto – che la nostra forza sia il fatto di metterci totalmente al servizio della festa, offrendo un locale versatile, modulare, che ha un’attenzione maniacale agli impianti audio e luci, che cerca di rinnovarsi e di proporsi in continua evoluzione. Non siamo una discoteca vecchio stampo, non lo siamo mai stati, siamo una discoteca che è un grande giardino d’inverno e che cerca di restituire un senso di sicurezza, proponiamo una dimensione di intrattenimento con un’impronta europea”.

La linea che guida il Country è “In Our House We Are All Equal, noi la pensiamo così – spiega Vicio – noi accogliamo tutti, abbiamo ospitato feste dichiaratamente gay, siamo un centro eventi aperto a chiunque voglia approfittare dei nostri servizi, dalla politica ai party, dagli eventi culturali alle feste private. Cerchiamo di svolgere al meglio il nostro lavoro senza guardare a certa retorica vuota, sciocca, stucchevole, noi rispettiamo tutti quelli che mettono piede dentro al locale alla stessa maniera, offrendo lo stesso servizio di qualità a tutti indistintamente”.

Viviamo un periodo difficile, che, però, il locale sta sfruttando per ripensarsi: “Abbiamo approfittato del periodo di inattività forzata per portare avanti adesso, nei limiti e nel rispetto delle disposizioni di legge date in questa emergenza, i lavori annuali di ristrutturazione che facciamo normalmente. Stiamo cercando di rinnovarci per offrire alla nostra utenza ancora più sicurezza, divertimento, siamo in costante dialogo con le istituzioni, aspettiamo istruzioni su una possibile riapertura. Il futuro è incerto, ma ho speranza”, conclude Vicio.

Nota Off:

Ho avuto la fortuna di lavorare al Country per un breve scampolo di stagione estiva lo scorso anno e devo dire che suonare al Country è come mettere le mani sui comandi di un’astronave, la potenza e la pulizia del suono del locale aumentano la sensazione di trovarsi su un patio intimo, dove vivere un’esperienza che è quello che dovrebbe essere ogni discoteca: una giungla di corpi liberi che si lasciano andare ad una generale follia collettiva, fatta di affetti accarezzati e voci che si perdono tra un bacio ed un sorriso.

Quando si lavora in una dimensione così macro, come fanno Roberto, Vicio ed Armando, è facile lasciarsi andare alla tracotanza, all’indifferenza, essere attenti solo al proprio tornaconto. Invece, in loro si ritrova una voglia di divertirsi tenera, quando parlano del locale ricordano un bimbo che assorto stringe tra le mani il proprio giocattolo preferito.

Forse, dico forse perché l’animo umano è la più profonda pozzanghera che io conosca, la sera, dopo un grande party, Roberto, Vicio ed Armando, sentono di essere tra i pochi a non partecipare solo alle feste, ma ad avere il potere di farle fallire, scegliendo, notte dopo notte, di farle invece trionfare, dando una possibilità al domani di portare la notte al suo compimento.

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